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Su Fabio Salmeri

 

La musica è espressione totale delle istanze presenti nell’uomo. Nel singolo uomo e nella società.

E, dunque, in molti casi, la vita dei musicisti – e le loro stesse opere – rappresentano, quasi icasticamente, l’intrigo tra sentimento sociale, politico e culturale, che si dipanano, con le loro intrinseche complessità, nella mente e nell’anima, dell’uomo che suona e compone, ma che – comunque e tuttavia – rimane anche, soltanto e del tutto, essere umano esistente e senziente, come tale collegato con il resto degli esseri umani, come lui, esistenti e senzienti, e, perfino, con tutta la natura, compresa quella animale, vegetale, e il pianeta, e infine, l’intero universo.

 

Ciò detto, ritengo che il giovane violinista (ma preferisco artista e musicista) Fabio Salmeri – naturalizzato polacco ma figlio di padre palermitano (Italia) – che conserva in sé la natura ereditata dal territorio e che – fortunatamente, ritengo – tuttavia non abbia perso i colori mediterranei e il calore che geneticamente gli sono stati trasmessi, abbia scelto quale elemento per cimentarsi con la sua arte, l’esecuzione di opere di un musicista – Dmitrij Dmitrievič Šostakovič – che definirei “controverso”; a suo tempo definito, ora conformista e borghese, ora pervertito (artisticamente, s’intende). La musica di Šostakovič, non a caso, come qualche autorevole critico osserva, espone cellule di intenso lirismo e grovigli di note, spesso sopra un disegno ritmico costante, presente ed essenziale. Non vorrei essere equivocato nel dire che egli realizza delle opere che sono anche espressione colta di quel costruttivismo artistico che era presente in Russia nel periodo nel quale egli vive e svolge la sua attività.

 

Parimenti, non credo di sbagliare affermando che Fabio Salmeri ne subisce fortemente, a tratti, il fascino, che, a volte, vira verso un lieve manierismo. Fabio Salmeri è giovane, ma già artisticamente maturo. Senza che ciò escluda la possibilità che egli cresca ulteriormente, come certamente avverrà. Ebbi occasione di conoscerlo e di sentirlo suonare, precoce e determinato violinista, una decina d’anni fa, e già allora era evidente il talento che sarebbe maturato in lui ove avesse studiato adeguatamente. Cosa che è evidente abbia fatto con puntiglio. Ho ascoltato anche le incisioni precedenti di qualche anno, rispetto a oggi.

 

Credo, per questo, di poter dire che siamo di fronte a un’artista completo. Tecnicamente, e sul piano espressivo. Si ha la sensazione che abbia dovuto lavorare a lungo per contenere la sua sensibilità dirompente, e che ci sia riuscito, dominandola e piegandola all’intento di costruire uno stile (mi si passi l’ossimoro) sobriamente ricco di emozione. Siamo fortunati ad avere ancora – in un’epoca “povera di tutto” – giovani che abbiano il dono del talento; e – soprattutto – che decidano di esaltarlo dedicando, di fatto, la propria vita alla musica. Essi, con ciò, regalano un senso profondo alla propria vita e contribuiscono ad accrescere il senso della nostra.

 

               

 

                                                       Dott. S.G.Geraci, musicologo

 

dr Salvo Geraci, musicologo

© 2015 by Fabio Salmeri. 

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